“I PONTI E LA SELVA” IL NUOVO CIRCOLO LEGAMBIENTE DI SELVAZZANO

24.01.2013 19:27

Siamo lieti di annunciare la nascita del nuovo Circolo Legambiente di Selvazzano, paese al centro di un’area di alto valore naturalistico e paesaggistico.

Il nostro percorso è partito tre anni fa, afferma il Presidente del Circolo Paolo Cestaro, da un Comitato spontaneo sorto per contrastare l’eccessiva cementificazione del territorio e difendere il verde rimasto.

Anni in cui abbiamo potuto sperimentare le forme con le quali il potere, in tutte le sue forme: politiche, amministrative, locali e centrali, si è appropriato del territorio.

In cui abbiamo capito come i nostri problemi vengano da lontano ma per la loro urgenza vadano affrontati subito e con decisione.

Legambiente è l’approdo naturale di questa esperienza.

 

Occorre che tutti effettuino un cambio di passo e di mentalità.

Per questo, il nostro Circolo cercherà in tutti i modi di dialogare in modo costruttivo con le Amministrazioni dei territori a sud e ad ovest di Padova, non tanto per contrastarne le azioni ma soprattutto per portarle a cambiare punto di vista, facendo loro intravvedere le opportunità anche economiche dello sviluppo sostenibile.

 

Chi come me è nato appena finita la guerra, continua Cestaro, ha conosciuto un mondo in cui il lavoro umano e la produzione di beni avevano grande valore.

La presenza dell’uomo era in equilibrio con la natura vista come fornitrice di tali beni, la produzione di cibo era considerata prioritaria.

Il denaro, garantito dalle riserve auree, corrispondeva alla reale ricchezza del Paese e non alle masse monetarie virtuali messe in moto dalla speculazione finanziaria.

I tessuti urbano e agricolo si compenetravano e completavano, la forma delle città e delle campagne derivava dalle esperienze tramandate nelle generazioni.

I corsi d’acqua erano considerati una risorsa economica e non un ostacolo all’urbanizzazione.

Il paesaggio non era selvaggio ma già segnato dalla presenza umana, nel senso di un equilibrio frutto del lavoro dell’uomo e dell’esperienza.

Il territorio a sud e ad ovest di Padova è ancora così: ricco di acque, di reperti agricoli e d’arte sparsi nella campagna, di risorse naturali uniche.

Attraente per chi voglia fare speculazioni edilizie di qualità e non.

 

La lotta fra i padroni del territorio (pochi) e chi ne usufruisce, è in corso da quando esiste l’uomo.

Ma mentre un tempo i padroni erano gli appartenenti alla classe dominante, interessati a mantenere le cose com’erano, oggi lo sono anche i politici di professione e gli amministratori pubblici, spesso costretti dai magri bilanci imposti dallo Stato (ma a volte per interesse), a distruggere il verde per far posto al cemento:

  • formulando Piani Regolatori in cui le aree ancora edificabili rappresentano oltre il 30 % della superficie comunale
  • creando città satelliti irrazionalmente distribuite a macchia di leopardo sul territorio, che frammentano le comunicazioni fra gli uomini ed i servizi e rendono sempre più necessario l’uso dell’automobile.
    Che diminuiscono e rendono meno praticabili le aree agricole disponibili e frammentano i bacini di laminazione naturali per lo smaltimento delle esondazioni
  • demolendo il costruito che è la nostra memoria, per far posto a costruzioni pensate per una metropoli e non per un paesaggio cittadino e rurale.

 

Nell’occupare indiscriminatamente i territori agricoli non ci si è neppure preoccupati di prevedere piste ciclabili di collegamento: avete fatto caso che nelle nostre strade le corsie per le auto sono per lo più in buono stato, mentre marciapiedi e piste ciclabili (quando ci sono) sono piene di buche ed ostacoli, come se fossero un contentino per quei quattro matti che si ostinano ad andare a piedi o in bici?

 

La colpa di tutto ciò non è imputabile ad una singola amministrazione, ma è il risultato di una mentalità che crede che il progresso e la civiltà di un popolo si misurino solo con la quantità di edifici e strade che esso realizza.

Una mentalità sempre pronta a lodare ed invidiare la cultura e la cura del territorio che gli altri Paesi europei (Olanda, Germania e Francia in testa) praticano da anni, come fosse il destino e non l’uomo a volere ciò.

 

Operando ormai da un anno come Gruppo di Legambiente, ci siamo resi conto quanto grande e variegato sia il mondo delle Associazioni che a vario titolo si occupano di ambiente.

Se questa enorme massa di persone motivate e di buona volontà riuscisse ad aggregarsi e a formulare una proposta politica, potrebbe condizionare in senso positivo lo sviluppo dei nostri territori.

E’ quello che auspichiamo e l’obiettivo per cui d’ora in avanti lavoreremo.